Dormire con il cane o il gatto? Gli effetti sulla salute e sul sonno secondo gli studi più recenti

Dormire con il cane o il gatto? Gli effetti sulla salute e sul sonno secondo gli studi più recenti

Chiara Perrone

Novembre 21, 2025

Nel silenzio della notte, sempre più persone si ritrovano a condividere il materasso con un cane o un gatto: una scena diventata familiare in molte case italiane, dal monolocale in centro al casale in periferia. I confini tra lo spazio umano e quello animale si sono assottigliati e la domanda pratica è diventata anche una questione di salute pubblica e benessere: che effetti ha davvero dormire con il proprio animale domestico? Tra studi clinici, indicazioni veterinarie e consigli dei comportamentisti, il fenomeno viene osservato da più angolazioni per capire vantaggi, inconvenienti e regole concrete.

I dati e cosa mostrano gli studi

La ricerca scientifica non restituisce un’unica risposta. Uno studio condotto dalla Mayo Clinic su un campione di 150 adulti mostra che la presenza del cane o del gatto nel letto è associata a una riduzione della sensazione di solitudine e ansia in circa il 56% dei casi. Al tempo stesso, il 20% degli intervistati segnala un peggioramento della qualità del sonno a causa di movimenti, rumori o cambi di posizione dell’animale durante la notte. I dati suggeriscono che non è l’abitudine in sé a fare la differenza, ma caratteristiche pratiche: la taglia e l’età dell’animale risultano determinanti.

I cani giovani o particolarmente attivi tendono a interrompere il riposo più frequentemente, mentre i gatti possono causare sveglie improvvise per le loro fasi di veglia crepuscolare. Un dettaglio che molti sottovalutano è la distribuzione dello spazio sul materasso: nelle coppie, la

Dormire con il cane o il gatto? Gli effetti sulla salute e sul sonno secondo gli studi più recenti
Un gatto dagli occhi azzurri e un cagnolino bianco posano insieme, riflettendo la crescente tendenza di condividere gli spazi con gli animali domestici. – aquagarden.it

presenza dell’animale può accentuare tensioni legate alla qualità del sonno di ciascuno. Chi vive in città lo nota spesso: gli appartamenti più piccoli amplificano ogni movimento notturno.

In sintesi, gli studi confermano un effetto calmante per molti, ma non per tutti: la convivenza notturna va valutata caso per caso, tenendo conto della dinamica familiare, delle abitudini dell’animale e della tolleranza individuale al disturbo del sonno. Per questo, molti ricercatori raccomandano monitoraggi soggettivi del sonno prima di decidere se consolidare la pratica.

Igiene e salute: regole pratiche

Il lato sanitario della convivenza è spesso sottovalutato ma pratico e misurabile. I veterinari dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ricordano che i rischi maggiori non sono la pelliccia in sé, ma i parassiti esterni come pulci e acari e alcuni patogeni intestinali. Per ridurre l’esposizione gli esperti indicano interventi concreti: sverminazione regolare ogni 3–6 mesi, controllo veterinario annuale con test fecali e attenzione a segnali di malattie cutanee.

La biancheria va trattata con cura: lavare le lenzuola a 60 °C almeno una volta alla settimana diminuisce la carica di agenti potenzialmente problematici. Inoltre, per chi soffre di rinite o asma, il Ministero della Salute stima che circa il 10% delle allergie respiratorie sia correlato alla presenza prolungata di animali in camera da letto. Un fenomeno che in molti notano soprattutto in inverno, quando le finestre restano chiuse più a lungo.

Strumenti utili completano le buone pratiche: aspirazione regolare, coprimaterassi antiacaro e l’uso di filtri HEPA possono ridurre la concentrazione di allergeni nell’aria. Infine, regole semplici come vietare l’accesso al letto in caso di dermatiti o parassitosi dell’animale proteggono la famiglia senza compromettere il rapporto affettivo.

Rapporto emotivo e confini domestici

Il valore emotivo resta centrale nella scelta di far dormire l’animale in camera. Psicologi clinici del Centro di Ricerca sul Sonno di Milano sottolineano che il contatto notturno può abbassare i livelli di cortisolo, l’ormone legato allo stress, offrendo una sensazione di protezione soprattutto nelle famiglie con bambini. Tuttavia, esiste il rovescio della medaglia: alcuni adulti sviluppano una vera e propria dipendenza dal sonno condiviso e trovano difficile addormentarsi senza l’animale al proprio fianco.

La linea tra affetto e regola domestica è sottile. Gli specialisti del comportamento propongono routine coerenti: stabilire un orario fisso per il sonno, definire un luogo assegnato sul letto o in camera e lavorare con un addestramento progressivo per rispettare i tempi e i ritmi di tutti. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è la necessità di adattare queste regole agli spazi ristretti, dove la convivenza è più intensa e gli sfoghi di stress dell’animale si riflettono direttamente sul riposo umano.

Infine, l’equilibrio non si ottiene solo con l’emotività: mantenere la pulizia costante, aggiornare le vaccinazioni e valutare periodicamente il benessere reciproco sono misure pratiche e concrete. La scienza offre dati, ma la decisione resta personale: molti italiani scelgono soluzioni intermedie, come permettere l’accesso alla camera ma non al letto, e osservano che piccoli accorgimenti migliorano il sonno senza rinunciare al contatto affettivo.