In fila agli sportelli o davanti al computer, molti contribuenti aspettano una risposta chiara: che cosa cambia con la rottamazione quinquies? Nella bozza inserita nella manovra 2026, ancora al vaglio del Parlamento, ci sono elementi che ridisegnano la mappa delle sanatorie: un perimetro più stretto, piani di pagamento lunghi e regole di decadenza più severe. Chi pensa a una semplice replica della quater potrebbe restare sorpreso: la versione in discussione potrebbe trasformare una misura agevolativa in un percorso complicato per chi prova a mettersi in regola. Un dettaglio che molti sottovalutano è proprio la combinazione tra durata dei piani e assenza di margini di tolleranza, che cambia l’equilibrio tra vantaggi immediati e rischi a medio termine.
Le differenze pratiche con la quater
La prima cosa che emerge dalla bozza è che la rottamazione quinquies non è una copia della quater: il perimetro applicativo è più limitato e ben definito nella versione attuale. Entrano nella misura i debiti derivanti dalle imposte risultanti dalle dichiarazioni annuali, gli omessi versamenti dei contributi INPS, le sanzioni del Codice della strada e, inedito, i carichi provenienti da procedure di sovraindebitamento. Al contrario, molte altre tipologie di cartelle restano escluse. Il piano di pagamento proposto prevede fino a 54 rate bimestrali — pari a nove anni — con una soglia minima di adesione fissata intorno ai 5.400 euro. È una dilazione che abbassa l’importo delle singole rate ma allunga drasticamente il periodo di esposizione al rischio di mancati pagamenti.

Un aspetto cruciale: la bozza elimina i 5 giorni di tolleranza previsti nelle edizioni precedenti. Questo significa che anche ritardi tecnici — blocchi bancari o disguidi nei sistemi di pagamento — possono diventare fatali. Un fenomeno che in molti notano già nella vita quotidiana è il malfunzionamento sporadico dei canali telematici; senza margini, anche un contribuente attento può vedersi privato dei benefici. Lo stesso vale per la regola che prevede la decadenza dopo due rate non pagate, anche non consecutive: è una soglia che rende la misura più rigida rispetto al passato.
Criticità, proposte di correzione e impatto sui contribuenti e sul bilancio
Dal punto di vista operativo, le critiche principali riguardano tre punti: il perimetro ristretto, la durata estrema dei piani e la disciplina della decadenza. Secondo il prof. Claudio Miglio, esperto in materia tributaria, la soluzione ideale passerebbe per un ampliamento dei debiti ammessi, la reintroduzione dei 5 giorni di tolleranza e una maggiore flessibilità nella perdita dei benefici. In alternativa alla decadenza immediata si potrebbe pensare a penalità progressive o a un meccanismo di salvataggio una tantum: così si eviterebbe che anni di regolarità vengano annullati per uno o due ritardi sporadici.
Sul fronte delle finanze pubbliche, la quinquies offre vantaggi evidenti: incassi che altrimenti sarebbero difficili da recuperare e un miglioramento temporaneo del flusso di cassa statale. Tuttavia esiste un rischio strutturale. Il ripetersi di sanatorie favorisce un effetto di moral hazard: parte dei contribuenti potrebbe rimandare i pagamenti nell’attesa di future misure. Inoltre, piani molto lunghi come quelli da 54 rate sono più soggetti a decadere, con la conseguenza di generare contenziosi e di ridurre il saldo effettivo per l’Erario.
Per rendere la misura sostenibile, si possono prevedere interventi pratici: un orizzonte di 36–42 rate bimestrali più equilibrato, la reintroduzione della tolleranza e l’obbligo per l’amministrazione di inviare avvisi tramite PEC con congruo preavviso. Un dettaglio che sfugge a chi vive in città è l’impatto psicologico: la frequenza delle sanatorie alimenta un’abitudine ad attendere la prossima occasione e indebolisce la cultura del pagamento puntuale. Se non vengono introdotti correttivi, la quinquies rischia di restare sul piano delle buone intenzioni, mentre l’effetto reale — per contribuenti e bilancio — dipenderà dalla capacità del Parlamento di correggere le rigidità emerse.
